30 Giugno 2012

Vi aspettiamo alle ore 17,00 (precisi!!) nella chiesa di San Domenico Maggiore, Napoli

La più ammaliante delle piazze di Napoli

Circondata dal caos del traffico e assalita dalle insegne pubblicitarie dei negozi, Piazza San Domenico ammalia gli occhi di chi vi posa la sguardo. Come se il tempo si fermasse e tutto ciò che scorre all'esterno sia solo silenzio, Piazza San Domenico Maggiore incanta i turisti per il suo essere una "realtà dimenticata" in cui tutto ciò che è moderno appare insopportabile e fuori posto.

Quando ci si ritrova di faccia la piazza, venendo da via Benedetto Croce, si ha subito la sensazione che abbia una struttura molto interessante, grazie al monumentale obelisco che si innalza maestoso in posizione centrale. A destra spicca il palazzo Casacalenda dove vi è la sede della famosa pasticceria Scaturchio, una delle più rinomate della città. A sinistra abbiamo il Palazzo Petrucci, seguito immediatamente dalla basilica di San Domenico Maggiore. Di fronte il palazzo Corigliano e sulla sinistra il Palazzo de' Sangro. 

Nel passato questa piazza era uno dei posti più frequentati della città: un salotto mondano sotto le stelle, crocevia di potenti e sudditi, palcoscenico di eventi gioiosi e tristi. Ma anche quando cominciò a svilupparsi la città moderna intorno all'asse di Toledo, la piazza continuò ad essere dimora prescelta dalle famiglie nobili, che vi edificarono i propri palazzi. L'insieme di elementi architettonici eterogenei risalenti a periodi e scuole diverse salta all'occhio di chi osserva questa particolarissima piazza, ma non ne sconvolge la peculiare armonia.

Al centro si può ammirare il grandioso obelisco, commissionato dai Domenicani e dagli eletti della città. Fu stabilito come segno di ringraziamento per la conclusione della terribile pestilenza del 1556, durante la quale morirono ben due terzi degli abitanti di Napoli. I lavori cominciarono due anni dopo e furono conclusi dal rinomato architetto Domenico Vaccaro nel 1737. L'obelisco ha l'aspetto di una piramide molto slanciata, sormontata da una preziosa statua di S. Domenico, ed è ricco di bassorilievi, statue, medaglioni e marmi.

 

La Basilica di S. Domenico Maggiore

Sorta in un zona precedentemente occupata dalla chiesa romanica di S. Michele Arcangelo, la basilica di S. Domenico fu edificata nel 1283, su commissione di Carlo II d'Angiò, quando furono convocati a Napoli due importanti architetti francesi, forse gli stessi che realizzarono il Maschio Angioino, e diedero loro l'incarico di una ristrutturazione completa. La nuova struttura acquisì un aspetto indubbiamente gotico una volta terminati i lavori, ben 40 anni dopo, nel 1324.

La facciata si situa sulla piazza dalla parte dell'abside e, di primo impatto, senza considerare la grande scalinata laterale, sembra una torre merlata con un vasto rosone al centro. Il grandioso interno è a tre navate, sostenute da alti pilastri, e comprende 16 cappelle con diversi sepolcri regali e di personaggi illustri, ma anche con reliquie di beati benedettini. Molti sono i bellissimi affreschi che potrete ammirare come quelli di Tiziano, Pietro Cavallini, Francesco Solimena e Caravaggio.

Il complesso monumentale per diversi anni del Seicento e del Settecento accolse l'Università di Napoli, ma nel XV secolo fu gravemente danneggiato da un terremoto e dopo appena un secolo anche da un incendio. Nel 1706 fu sottoposto ad un decisivo rinnovamento di stile barocco e nel 1850, grazie ai lavori di ristrutturazione organizzati da Francesco Travaglini, assunse quello che è l'aspetto odierno. E' interessante sapere che nel convento adiacente visse e fu molto attivo nelle sue opere Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa.

 

Perché l’abbiamo scelta…

Contrariamente a chi possa pensare ad una ormai consolidata tradizione familiare, la Chiesa di San Domenico rappresenta per noi, invece, l’essenza dell’eleganza, della storia e del fascino mistico. La fusione dello stile gotico, semplice e solenne,  con il suo alterego barocco, ricco e maestoso, ci ha ammaliati sin dal primo momento, quando, entrati quasi per sbaglio, decidemmo che sarebbe diventata la nostra chiesa.